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Una Strega Chiamata Caterina: Genova

 

 

Piazza Banchi a Genova era anticamente il fulcro delle attività commerciali cittadine; infatti il nome deriva dai banchi dei cambiavalute che erano utilizzati dai commercianti provenienti da ogni dove. In un punto della piazza vi è una lastra di pietra che pare sprigioni calore anche d’inverno.

 

Su tale pietra si dice che nel settembre del 1630 fu eretto il rogo sul quale fu arsa viva  la strega Caterina, o Manola detta la Cagna Corsa.

 

Costei, il nome della quale fa presumere fosse di origine Corsa, abitava nella frazione San Pietro di Novella nella giurisdizione di Rapallo; viveva di elemosine e stando alle testimonianze raccolte negli atti del processo la cosa che amava di più era gettare sortilegi sugli infanti che avevano la sfortuna di incrociare il suo sguardo.

 

Si sa che a quei tempi bastava essere donne, essere sole o vedove, magari con un piccolo difetto fisico, per essere additate come streghe, diventando così un capro espiatorio al quale attribuire tutte le colpe dei guai della collettività.

 

Durante il processo svoltosi contro Caterina furono ascoltati molti testimoni che la accusarono di esercitare le arti malefiche e di aver provocato la morte dei loro figlioli. L’epilogo di tali accuse condusse Caterina al rogo come voleva lo Statuto Criminale Cap.10 sotto la Rubrica “De Veneficiis, che puniva le avvelenatrici. Si narra inoltre che il suo fantasma vaghi ancora di notte fra le contrade di San Pietro di Novella e vada a bussare nelle case più isolate; a quanti l’hanno incontrata ha sempre chiesto tre cose: castagne, fichi ed olio.

 

La storia di Caterina è stata ampiamente documentata da Arturo Ferrero nell’articolo pubblicato sul periodico del Tigullio “Il Mare” il 5 giugno 1909, tuttavia non esistono prove certe che il fatto sia realmente accaduto.

 

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