Branca Doria era un membro, molto longevo, della nobile famiglia dei Doria a Genova. In vita si macchiò di orrendi delitti tra i quali quello del suocero Michele Zanche al fine di usurpare i suoi beni: il divino Dante Alighieri lo colloca, ancora in vita, nel IX cerchio dell’Inferno, nel lago ghiacciato della Tolomea dove risiedono i cospiratori e traditori degli ospiti.
La tradizione popolare ci tramanda che lo spettro di Branca Doria, con le mani sporche di sangue per i delitti commessi, esce la notte, mesto e pentito, dal suo palazzo che sorge in Piazza San Matteo. Si dirige verso la chiesa di San Matteo, attraversa la porta chiusa e, appoggiandosi ad una colonna, scompare. Sulla Colonna è ancora visibile una macchia di sangue.
Il dettaglio, assai inquietante, è che Dante Alighieri colloca Branca Doria all’inferno mentre è ancora in vita. Per far questo utilizza un espediente letterario e teologico. Poiché Branca Doria era un uomo malvagio e un traditore, a seguito del suo grande peccato l’anima lo aveva abbandonato precipitando nell’inferno mentre il suo corpo veniva posseduto da uno spirito demoniaco.
Nella stessa zona si racconta che quando in un’osteria o ristorante viene stappata una bottiglia di buon vino, si sente il tonfo di due spade che si incrociano. Chiaro segno che Branca Doria approva la scelta della Bottiglia.
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