Si narra che nelle umide giornate d’autunno, quando la luce lascia il campo alle tenebre, compaia nei pressi di Piazza Ferretto e Piazza San Donato un fantasma ammantato di un vistoso mantello color porpora.
Stando agli annali sembrerebbe che si tratti dell’anima senza pace di Stefano Raggi. Nobiluomo dal pessimo carattere, abitava in un palazzo posto a ridosso della Chiesa di San Donato e nel 1650 perse titolo e vita.
Spirito indomito e battagliero il Raggi fu accusato di cospirazione contro la Repubblica e di voler attentare alla vita del Doge Giacomo De Franchi.
Condannato all’impiccagione, Stefano Raggi, non volendo accettare il metodo dell’esecuzione che lo equiparava ad un volgare popolano, si tolse la vita utilizzando un pugnale celato dentro un crocifisso.
Tale gesto libertario non lo sottrasse alla condanna. Il suo corpo fu appeso per tre giorni alla pubblica vergogna e il suo cadavere gettato nel cimitero degli animali, in quanto suicida non meritevole di sepoltura cristiana.
Una lapide posta su quello che rimaneva della sua dimora e rimossa nel 1816 riportava la sentenza della condanna:
Stephani Raggi
criminis lesae orbu is convicti
illata sibi morte sceleris conscii
cadavere furca suspenso
filiis Orbus et nobilitate
privatis
bonis publicatis diruptis aedibus
scelestissimi et temerarii
hominis
et a gentilium suorum orbus longe
desciscentis memoria perpetua damnata
Anno MDCL
Memoria perpetua della condanna di Stefano Raggio,
carcerato per il crimine di lesa Maestà,
che si diede la morte conscio del
delitto
impiccato, il cadavere sulla forca
banditi, i figli e
privati della nobiltà
confiscati i beni distrutte le case
di
quest’uomo perdutissimo e temerario,
diversissimo nei costumi dai suoi gentili
1650
Scrivi commento